1) Fidenza
A metà strada tra Piacenza e Parma, lungo la famigerata via Emilia cantata da Francesco Guccini, Fidenza è diventata famosa grazie al successo della via Francigena. La visita alla cittadina parmense merita un po’ di tempo, tra tappe che profumano di buoni piatti, di storia e di tradizione. L’imponente Cattedrale, considerata un capolavoro di architettura medievale, sorge nel luogo del martirio di San Donnino, patrono della città. La facciata del Duomo di Fidenza, ricca di bassorilievi, è frutto del lavoro di Benedetto Antelami. Qui sono raffigurate le vicende di San Donnino e molti episodi della Bibbia, dell’Antico e del Nuovo Testamento. La Cattedrale è poi completata da due torri laterali di probabile origine provenzale. Un autentico gioiello è il Teatro Magnani, che sorge sulle rovine dell’antica chiesa di San Francesco e che fu edificato nel 1812 ed inaugurato nel 1861 con il Trovatore di Giuseppe Verdi.
2) Piacenza
Ancora nascosta al grande flusso turistico, preservata dalle orde di visitatori, è una chicca goduta dai più attenti viaggiatori. La città di Piacenza non vanta ancora la fama che merita, ma da una parte è vissuta dalla comunità locale come una fortuna, poiché accoglie con gioia e calore chi è capace di scoprire le bellezze e vivere il fascino meno ostentato, più discreto… per pochi eletti!
Piacenza custodisce nel centro storico, racchiuso nel tracciato delle vecchie mura, una varietà di edifici religiosi di grande valore estetico e rappresentativo. La cattedrale di Santa Maria Assunta e Santa Giustina, ad esempio, è uno dei monumenti più importanti del romanico padano. La facciata presenta un grosso rosone nel mezzo e, sul lato sinistro, un campanile in cotto, sulla cui vetta si trova un angelo segnavento in rame dorato, per i piacentini l’Angil dal Dom. Ad attirare l’attenzione è soprattutto un’inferriata che si protende all’esterno, gabbia punitiva per i malfattori del tempo, a ricordare i metodi estremi di epoche lontane. L’interno, a croce latina, è veramente enorme. Qui sono custodite decorazioni pittoriche di artisti del calibro di Procaccini e Carracci. Il pezzo forte è la cupola e le sue meravigliose decorazioni. Vi hanno lavorato nel 600 prima il Morazzone e successivamente il Guercino. Nel ciclo pittorico che percorre il perimetro della cupola si osservano i Profeti, mentre nelle lunette si trovano, in sequenza alternata, episodi dell’infanzia di Gesù e otto Sibille. Il cuore della città è Piazza Cavalli, che prende il nome dalle due statue equestri di Alessandro e Ranuccio Farnese, capolavori della scultura barocca. Sulla piazza si affaccia anche il Palazzo Comunale, simbolo di Piacenza, conosciuto anche come il Gotico. Per metà in marmo rosa di Verona e metà in cotto rosso decorato a motivi geometrici, culmina poi con una merlatura ghibellina a coda di rondine.
Ci fermiamo qui, con questo piccolo assaggio di ciò che potrete ammirare nella ridente Piacenza e, per saperne di più, Visitpiacentino è il contenitore che vi potrà dare le più dettagliate informazioni.
3) Le suggestive rovine di Terramara "Santa Rosa" a Poviglio (Reggio Emilia)
Il più antico centro abitato dell’epoca del Bronzo nella bassa pianura padana – chiamata Terramara – si trova tra Parma e Reggio Emilia ed è visitabile prenotando una visita guidata. L’area archeologica è composta da due nuclei inscritti l’uno nell’altro che testimoniano le prime colonizzazioni della zona, con il primo più raccolto risalente al 1500 a.C. e con il secondo più recente che ha consentito di recuperare oggetti interessanti per gli studiosi. Sono presenti imponenti costruzioni di difesa e fossati profondi.
4) La regale Colorno
A pochi chilometri da Parma, Colorno accoglie il Palazzo Comunale noto come Reggia di Colorno, simbolo del borgo medievale e definita come la Versailles italiana. Fatta costruire agli inizi del Settecento per volontà del duca Francesco Farnese sui resti della rocca, è provvista di un bellissimo giardino con imponenti fontane, nato nel 1500 come giardino all’italiana su progetto di Roberto Sanseverino ma che, con l’arrivo a Parma di Don Filippo di Borbone, nel 1749, diventa giardino alla francese. La reggia conta ben 400 sale con splendidi arredi. Oggi la Reggia di Colorno è anche la sede di ALMA, la prestigiosa Scuola Internazionale di Cucina Italiana, fiore all’occhiello della formazione culinaria italiana.
5) Castell’Arquato il borgo fortificato
Nei pressi della Val d’Arda si erge il borgo medievale di Castell’Arquato, Bandiera Arancione del TCI e uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Il toponimo deriva da Caio Torquato, il patrizio romano che fondò qui il primo castrum, probabilmente quadratum, che nei documenti medievali indica la pianta a forma quadrangolare del castrum. La Rocca Viscontea, costruita nel 1300, dai Visconti per difendere la Val d’Arda, abbraccia il territorio piacentino e consente, nelle giornate limpide, di scorgere perfino il Torrione di Cremona. Costituita da un impianto planimetrico quadrangolare, con quattro torri quadrate ai vertici, oltre al mastio, custodisce all’interno l’interessante Museo di vita medievale.
6) A Monticelli d’Ongina la rinascita dell’agriturismo di qualità
Ed eccoci a Monticelli d’Ongina, nei pressi del Po. Normalmente, ma erroneamente, pensiamo che i luoghi vicino ai fiumi siano spazi anonimi. L’esempio perfetto di questo superficiale e sciocco luogo comune è qui, su questo lungo Po che accoglie il parco naturalistico di Isola Serafini, un luogo dove natura ed ingegneria idraulica trovano un unicum di interesse straordinario. E qui troviamo anche una bella cascina risalente alla fine dell’800: l’Agriturismo Bassanine. Qui i fratelli Mazzini hanno rivoluzionato la vecchia struttura ed hanno creato un ambiente che ben si armonizza con la natura circostante. Non solo, qui godete di un’accattivante accoglienza. Siete accolti dal sorriso di Ambra che si occupa, oltre che dell’accoglienza, della gestione del ristorante. Andrea, invece si occupa dell’orto, delle coltivazioni e del giardino. La chiave del successo dell’Agriturismo Bassanine è la conservazione della piacentinità accompagnata da una nota eclettica. E’ un locale che è frequentato da famiglie, da giovani e da tanti adulti che tornano volentieri. Il suo successo è determinato dalla cura nella preparazione dei piatti, ma anche dall’ospitalità e dal soggiorno di totale tranquillità da trascorrere all’interno di camere molto grandi e di una bellezza estetica rara, dove ogni dettaglio disegna un luogo davvero straordinario. Il cliente si sente coccolato, consigliato, completamente a suo agio. Allegria e altrettanta cura in cucina e nelle camere la si trova anche all’Agriturismo Boschi Celati, alle porte della città di Piacenza. Qui a dare il benvenuto è Giovanna, giovane e brillante imprenditrice che ha fatto di questa cascina una tappa gastronomica immancabile nella visita a questa parte di Emilia. L’ampio dehor che si stende tra la bella ciclabile e il corso del fiume Po è luogo ideale per eventi e cerimonie di ogni genere. Se vogliamo mettere nella nostra visita anche una tappa di lunga tradizione dobbiamo tornare a Isola Serafini ed oltrepassare l’ingresso di Trattoria Cattivelli. L’alta cucina è il risultato di grande professionalità, ricerca e ottimi ingredienti. Anche qui non si tratta solamente di provare il piacere della ristorazione di grande livello, ma è una vera e propria esperienza di gusto. Tre tappe, quelle che vi consigliamo qui, che meritano da sole un soggiorno in terra emiliana!
7) Una giornata a Ottone: terra di confine
Siamo nell’Alta Val Trebbia, in provincia di Piacenza, lungo la strada statale 45 di Val Trebbia, a circa 70 km da Piacenza e a circa 60 km da Genova. Qui ci si arriva per fare trekking, per godere delle bellezze della natura, per vivere il lento scorrere del tempo capace di infondere pace e serenità. Il fiume Trebbia, ingrossato dalle acque dell’affluente Aveto, scende a valle formando anse e disegnando scorci che sono pennellate d’autore. Un vero paradiso per gli appassionati di canoa, nuoto e pesca, un toccasana per chi fugge dalla città in cerca di benessere, di aria pura, di silenzi e di spazi infiniti! Ottone, insediamento celtico e poi romano, è famoso per la sua vita serena e sociale, una allegria data nuova, per molti sconosciuta perchè chiusi in un ingranaggio di ritmi frenetici, di stress e di vita non vissuta.
Qui il piffero appenninico accompagnato dalla fisarmonica, e un tempo dalla müsa (cornamusa appenninica), dà vita a numerose ballate popolari, a momenti di forte socializzazione e di amicizia tanto vera quanto spontanea. Ottone è tappa da mettere in agenda, vi saprà sorprendere!
8) I percorsi tra gli alberi nei boschi più belli dell’Alta Val Trebbia
Per apprezzare la vita dovete cominciare a rispettarla. E per farlo, occorre partire dalla natura. In particolare dai boschi che mantengono in vita il Pianeta – e noi.
Avete mai passeggiato seguendo un sentiero costeggiato da alberi? Vi siete mai arrampicati per scorgere l’orizzonte? Se non l’avete mai fatto, è giunta l’ora di provarci: cambierete prospettiva e proverete emozioni forti. Un percorso suggerito parte dalle porte di Ottone e porta alla cappella di Toveraia e raggiunge Gramizzola (m. 645), frazione di Ottone. Si esce dal paese verso sud. Arrivati alle case inferiori di Gramizzola, vicino al cimitero, si attraversa, in salita, interamente il borgo, passando accanto alla chiesa. poco sopra vi potete rinfrescare grazie alle acque di una sorgente perenne. Qualche metro dopo arrivate ad un bivio. Percorrete il viottolo a sinistra, che si avvicina al fosso della Ghiaia, subaffluente del fiume Trebbia. La mulattiera procede in falsopiano, fino ad un bivio dove, si imbocca il sentiero di destra. Si sale leggermente entrando in un bosco di castagni. La mulattiera, superata una fontana perenne, guada il fosso della Ghiaia. La salita diventa più ripida e il sentiero, dopo un tornante, segue il fosso della Ghiaia per poi condurre su un pendio ricoperto di boschetti di castagno. La mulattiera si porta sulla cresta a Costigliolo (m. 880), nel territorio comunale di Ottone. Poi il percorso diviene più facile con una pendenza minore. Si sviluppa su un largo dorso di roccia friabile, privo di vegetazione ad alto fusto. Il sentiero continua su un terreno più brullo e permette di avere una vista sul monte Alfeo (m. 1651), che campeggia a Nord-Ovest. Si prosegue fino alla Costa (m. 1100). Il sentiero prosegue sempre sul dorso sassoso e sale con pendenza moderata, raggiungendo prima la quota 1113 e poi la quota 1160. Si prosegue fino al monte Dego, dove si trovano faggi e radure. La vallata che si apre è ricca di acqua con sorgenti. Si raggiunge il sentiero Ottone-Barbagelata, a quota 1300, in regione la Chiappa. Si percorrono faggeti che portano ad uno sterrato. Da qui si può raggiungere la chiesuola della Madonna di Lourdes. (Itinerario tratto da “Itinerari dell’Appennino ligure – Zona 5” di Fulvio Tuvo – Renato Siri Editore)
9) Divertimento a Parma
Una vivace vita notturna a Parma, da riscoprire appena il Covid sarà vinto. Parma dall’XI secolo è una città universitaria ed inevitabilmente è la città del divertimento notturno. La maggior parte dei locali notturni di Parma sono concentrati in Via Farini, Piazza Pilotta e nella zona universitaria di Via D’Azeglio, dove ci sono tantissimi cocktail bar, pub e lounge bar che organizzano happy hour, serate ed eventi con musica dal vivo e dj set. Dunque, avete solo l’imbarazzo della scelta!
10) Delizie per il palato
Se non avete mai provato la cucina regionale emiliana, vi attende un’esperienza meravigliosa. Questa terra è il paradiso dei buongustai! Gli emiliani sono famosi per la pasta fatta in casa, dagli anolini fino ai turtei con la cua. E se invece vogliamo parlare dei salumi, beh, non c’è che da scegliere tra la coppa piacentina, il culatello, il prosciutto crudo, i ciccioli, la pancetta e tanti altri insaccati che sono da leccarsi i baffi, anche per chi non li ha! Tra gli antipasti vi consigliamo l’erbazzone, una sorta di torta di erbe nata nelle cucine dei padroni e dei borghesi della campagna che potevano permettersi di utilizzare la farina per realizzare torte salate. Da non perdere anche il gnocco fritto o la torta fritta, uno stesso impasto che cambia il nome secondo la zona e che, accompagnato dalla spalla cotta, diventa un piatto indimenticabile! Le famiglie più povere facevano lo scarpasón o scarpasot, che prevedeva l’utilizzo di ingredienti di scarto. Tra i secondi vi segnaliamo i valigini, una sorta di involtini, che prevede un ripieno di ciò che è avanzato in cucina avvolto in foglie di verza. E non dimenticate di assaggiare la spongata, un dolce antichissimo a base di pane abbrustolito, amaretti, noci, miele, zucchero, pinoli, vino bianco e spezie. Che dire? Buon appetito!
...tutto molto bello! e poi?
…E poi ci sarebbero altre bellissime tappe, come Cerignale, valorizzato in questi ultimi anni da un’amministrazione virtuosa e dinamica, Cortebrugnatella che con la frazione Marsaglia è meta preferita dagli sportivi e, in particolare, dagli appassionati delle dueruote, per finire con Zerba, un piccolo gioiello incastonato nello splendore della Val Boreca.
State con noi, ve ne parleremo e vi porteremo anche qui, ok? In questa Emilia tutta da scoprire…
©Roberto Roby Rossi e Monica Viani